Nel
1348 si propagò una terribile epidemia di peste che causò lo
spopolamento dei villaggi e delle città, ma soprattutto causò trenta
milioni di morti; un testimone oculare di questa epidemia è Giovanni
Boccaccio, che la descrisse nelle prime pagine della sua opera più
celebre, il Decameron.
In quegli anni il Papato fu dominato dai pontefici
francesi, che nel 1309 trasferirono la sede ad Avignone e si
sottomisero alla volontà dei re di Francia; questo periodo detto
cattività avignonese terminò nel 1378.
Nel Trecento l’Italia dal
punto di vista culturale si trovò al centro del rinnovamento
culturale grazie a tre straordinarie personalità di
intellettuali: Dante Alighieri che scrisse la Divina
Commedia;
Francesco Petrarca che scrisse il Canzoniere;
Giovanni
Boccaccio che scrisse il Decameron.
Dante Alighieri |
Francesco Petrarca |
Giovanni Boccaccio |
Dante
Alighieri
Dante
Alighieri nacque a Firenze nel 1265, dove visse fino al 1302 quando
venne esiliato per motivi politici, e morì nel 1321 a Ravenna.
Nel
1295 sposò Gemma Donati, da cui ebbe tre figli, ma lui era
innamorato di Beatrice, di cui parla nella sua prima opera:la Vita
Nuova.
Dante
scrisse anche il Convivio, scritto in volgare, dove parla dell’amore
per il sapere e per la conoscenza non appartenente solo alle persone
dotte, ma a tutte le persone nobili d’animo; e della nobiltà, che non
dipende dalla nascita, ma dalla disposizione d’animo e dal
comportamento; poi scrisse anche il De voulgari eloquentia, scritto in
latino, dove sostiene che per rendere il sapere realmente accessibile a tutti
è necessario scrivere in volgare e non in latino; e parla anche del
volgare che può essere usato in modo solenne per trattare questioni
ed argomenti importanti e ricercati.
A
livello politico Firenze era divisa tra guelfi (sostenitori del papa) e
ghibellini (sostenitori dell’imperatore); i guelfi erano ulteriormente
divisi tra guelfi neri, favorevoli all’intervento diretto del papa
nelle questioni fiorentine,e guelfi bianchi, tra cui Dante, desiderosi
di una maggiore autonomia dal pontefice.
Dal
1295 Dante partecipò attivamente alla vita politica; all’inizio del
1302 i guelfi neri salirono al potere della città, accusarono
Dante di corruzione e venne condannato a pagare una enorme multa; non
essendosi presentato al pagamento venne condannato al
rogo, ma Dante scappò da Firenze. Qualche tempo dopo i guelfi neri
gli offrono la possibilità di tornare a condizione che chiedesse
pubblicamente scusa, ma lui rifiutò e da quel momento visse in varie
corti dell’Italia centro-settentrionale dedicandosi alla
composizione del suo capolavoro, la Divina Commedia.
di C. Nascioli
wow... Chiara brava!
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