martedì 5 febbraio 2013

Trovate le ossa di re Riccardo III

di Andrea Canini


Il 12 settembre sono state trovate le ossa del famoso re Riccardo III degli York, nonché ultimo della dinastia. 
Il deforme re inglese morì nel 1485 nella battaglia di Bosworth Field del 22 agosto. 
Viene trasformato da Shakespeare nel più tirannico re della letteratura. 
Le spoglie sono state rinvenute in un parcheggio della città di Leicester, accanto a quella che un tempo era la chiesa dei Frati Grigi. 



Le prove in laboratorio
La spina dorsale molto deformata dello scheletro è visibile ad occhio nudo. Inoltre, le prove del DNA condotte su un lontanissimo discendente della sorella, Michael Ibsen, fino a poco tempo fa inconsapevole commerciante di arredamento di origine canadese, hanno dimostrato che «al di là di ogni ragionevole dubbio si tratta di Riccardo». Lo ha annunciato ieri in una conferenza stampa Richard Buckley, archeologo dell’Università di Leicester che ha condotto le perizie sullo scheletro; l’ultimo re inglese fu uno dei pochi reali a morire in terra inglese. 
Le prove al carbonio fanno risalire i poveri resti ad un periodo compreso tra il 1455 e il 1540, appartengono ad un uomo tra i 20 e i 30 anni. Due elementi compatibili con il sovrano Riccardo, morto a soli 32 anni e, secondo gli esperti, seppellito frettolosamente e con i polsi ancora legati in una fossa non abbastanza profonda nella vecchia chiesa, abbattuta nel '600 e ricostruita su una pianta diversa. 



Le ferite

Gli esperti gli hanno trovato 10 ferite sul corpo, di cui 8 solo sul cranio e due di queste potenzialmente fatali: uno è stato un colpo di traverso che ha portato via un frammento di cranio, mentre l’altro è stato causato da un’arma affilata che ha colpito la parte opposta della testa, causando una ferita profonda più di 10 centimetri. «Entrambe le ferite possono aver causato un’immediata perdita di conoscenza, con la morte seguita poco dopo», ha spiegato Appleby. 
Soprattutto, la posizione delle ferite tende a confermare i resoconti dei contemporanei, secondo cui Riccardo III sarebbe morto disarcionato, mentre il suo cavallo affondava in una palude lasciando il cavaliere vulnerabile ai colpi degli uomini al soldo dei Tudor. Da qui il famoso verso shakesperiano «Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!».



La leggenda nera

Una volta ucciso, gli esperti sostengono che il corpo del sovrano fu esposto ad ogni umiliazione, come dimostrano le ferite pelviche. Probabilmente fu mutilato e trasportato a Leicester per dimostrare al mondo la sua morte. E poi, probabilmente, seppellito in fretta e furia; è la storia di un uomo che fece rinchiudere i suoi due nipoti ragazzini nella Torre di Londra per non avere intralci nella successione, e che fece poi uccidere anche la moglie. Un’anima nera, forse inventata dai suoi nemici e resa immortale da Shakespeare, che ora potrebbe trovare nuova dignità, insieme ad una nuova sepoltura nella cattedrale di Leicester.


di A. Canini






giovedì 31 gennaio 2013

L'apparato circolatorio

di Matteo Partisani


L'apparato circolatorio è un sistema di vasi che contiene un liquido, che raccoglie e distribuisce sostanze. Può essere aperto, se comunica col celoma con cui condivide il liquido, o può essere chiuso.

Descrizione e classificazione

L'apparato circolatorio può essere strutturato in diversi modi:
  • negli insetti o invetrebrati l'apparato è aperto ed è costituito da un cuore a forma di cilindro con fondo cieco, forato alle sue estremità, il cuore riceve il sangue dagli ostioli e lo pompa nell'emocele;
  • nei vertebrati l'apparato è chiuso, cioè caratterizzato da vasi sanguigni e linfatici; può essere semplice, se si ha un solo circolo sanguigno ed è ben adattato per la respirazione mediante branchie, come è il caso dei pesci. Negli anfibi la presenza di un apparato semplice rende parziale l'adattamento all'ambiente subaereo. Può essere anche doppio, se si ha un doppio sistema sanguigno, di cui uno serve per sfruttare efficacemente i polmoni.



Anatomia umana

L'apparato cardiovascolare è formato da organi "cavi":
  • Cuore: è un muscolo particolare, infatti è di tipo striato, ma involontario. Ha due compiti fondamentali: la struttura muscolare pompa il sangue in tutti gli organi attraverso le arterie, mentre il tessuto specifico di conduzione dà origine al battito cardiaco.
  • Vasi sanguigni: strutture che permettono il trasporto del sangue all'organismo. Essi possono essere classificati in:
    1) Arterie: vasi sanguigni che nascono dai ventricoli e portano il sangue poco ossigenato ai polmoni e sangue ossigenato a tutto il corpo;
    2) Vene: vasi sanguigni che trasportano sangue carico di anidride carbonica ai polmoni e sostanze di rifiuto a fegato e a reni per la depurazione; le loro pareti sono meno spesse di quella delle arterie, poiché la pressione del sangue è meno elevata;
    3) Capillari: permettono gli scambi fra il sangue e i tessuti, infatti sono di dimensioni microscopiche e si trovano fra le cellule.
Esistono due grossi circuiti arteriosi: la grande circolazione o circolazione sistemica e la piccola circolazione o circolazione polmonare. La grande circolazione prende l'avvio dal ventricolo sinistro che, contraendosi, spinge il sangue ricco di ossigeno nell'aorta e da qui in tutte le arterie del corpo, che trasportano il sangue ossigenato ai diversi tessuti e apparati. Dai tessuti, il sangue, attraverso il sistema delle vene cave, raggiunge l'atrio destro del cuore. Dal ventricolo destro inizia la piccola circolazione: da qui il sangue viene pompato, tramite l'arteria polmonare, nei polmoni dove negli alveoli circondati da una ricca rete di capillari, cede l'anidride carbonica e si arricchisce di ossigeno. Tramite le vene polmonari raggiunge l'atrio sinistro del cuore e da qui riparte tutto il ciclo precedente.

"Scheletro" del cuore
Il cuore non è formato da solo muscolo ed epitelio: esiste una struttura resistente che lo sostiene come uno scheletro, ma di tessuto connettivo denso molto resistente e ricco di fasci fibrosi. Le valvole cardiache sono circondate da un anello fibroso di tessuto connettivo denso dal quale si dipartono numerosi fasci fibrosi che connettono i vari anelli, formando una rete molto resistente su cui s'attaccano i muscoli e su cui s'inseriscono le cuspidi delle valvole. I fasci che si tendono tra l'anello fibroso della tricuspide e quello della semilunare polmonare, sono chiamati fasci propri del ventricolo destro. I fasci che si tendono tra l'anello fibroso della mitrale e quello della semilunare aortica ,sono chiamati fasci propri del ventricolo sinistro.


Sistema di conduzione del cuore

L'attività cardiaca è regolata da due sistemi di controllo: il sistema nervoso autonomo e il sistema di conduzione intrinseco. Il sistema nervoso autonomo ha la funzione di far diminuire o aumentare il battito cardiaco. Il secondo sistema di controllo, sistema di conduzione intrinseco, si trova all'interno del cuore, ed è formato da un tipo di tessuto che si trova solo ed esclusivamente nel cuore. Questo tessuto è composto da tessuto cardiaco e tessuto muscolare. Questo sistema è molto importante, poiché determina la frequenza cardiaca.





Aorta

suddivisione dell'aorta ascendente nei suoi rami principali 


L'aorta è la più grande e importante arteria del corpo umano. Emerge dal ventricolo sinistro del cuore e trasporta ossigenato a tutte le parti del corpo. 
È lunga approssimativamente 30-40 cm e il diametro è di 2,5-3,5 cm.



Arco aortico



L'arco aortico ha  concavità rivolta verso il basso e si porta all'indietro verso sinistra davanti alla trachea, che poi affianca sul lato sinistro; termina sul lato sinistro del corpo della quarta vertebra toracica.


di M. Partisani







mercoledì 30 gennaio 2013

martedì 29 gennaio 2013

I migliori 5 assoli di chitarra

di Chiara Nascioli


I primi 5 migliori assoli di chitarra nella storia del rock in un solo video da non perdere;
i musicisti che suonano sono davvero incredibili, anche per la velocità.

Buon ascolto.






sabato 26 gennaio 2013

Vita di Pi

di Caterina Giannini


La storia è incentrata su un ragazzo di 16 anni che attraversa l’Oceano Pacifico sognando una nuova vita americana. Ma quando la nave su cui si trova fa naufragio, viene lasciato su una zattera con un orango, una iena e una tigre del Bengala. 
La tigre, nella zattera, per poter mangiare, uccide i due animali e Picine (soprannominato PI), per evitare che si mangi anche lui, cerca di pescare qualche pesce per sfamare l’animale,  mentre lui si deve accontentare delle lattine e delle piccole scatolette riservate nella zattera. 
Grazie alla tigre, PI riuscirà a vivere e imparerà a sfamarsi.
PI continua ancora a raccontare l’avventuroso miracolo della sua storia!! Ora PI è uno splendido marito e un ottimo padre di due figli.



A me il film è piaciuto molto, è interessante ed è uno di quei racconti che ti prende e ti stimola a vedere come va a finire.
Io, la Lucia, l’Aurora, Jacopo , Gioele, Andrea… e altri siamo andati una domenica pomeriggio a vedere questo fantastico film e ci siamo divertiti molto, per questo… consiglio di andarlo a vedere!!!


di C. Giannini


giovedì 24 gennaio 2013

In punta di piedi

di Lucia Stefani


La mia storia

Da ormai nove anni io pratico danza. 
Ho iniziato all’età di tre anni ed ero la più piccola di tutta la scuola, che ha il nome di Edgar Degas. 
Diciamo che i primi anni non me li ricordo alla perfezione, ma di sicuro ricordo che ho voluto far parte di quella scuola vedendo mia sorella ballare. Aveva dei bei vestiti, avevo sempre voluto indossare quelle bellissime scarpette che lei possedeva e avevo il desiderio di salire sul palcoscenico. 
I miei genitori hanno capito e non hanno aspettato molto per iscrivermi. Dopotutto se si inizia da piccoli, forse, è meglio. 
Ricordo che entravo in quella scuola, con il mio piccolo zainetto contenente scarpette, body e calze minuscoli, tutta felice. 
In quegli anni la mia insegnante era l’Ilenia, che è stata con noi per circa tre anni. Con lei facevamo “danza creativa”, eravamo piccoline e ci allenavamo come potevamo, in proporzione alla nostra età, ovviamente. Quindi facevamo le cose base: imparare a puntare i piedi , a stendere bene le gambe… più avanti, quando avevo più o meno sei anni ho conosciuto la mia seconda insegnante, Erika. Durante gli anni passati con lei mi sentivo abbastanza brava, in quella sala ricoperta di specchi, pavimento di legno e grandi finestre. Abbiamo imparato più cose sull’ espressività che deve avere una ballerina e sulla tecnica, che è piena di regole precise che si devono rispettare. 
Da quando ho iniziato a fare la quarta elementare le cose sono leggermente cambiate, il nostro livello aumentava, i compiti a scuola aumentavano e gli impegni erano sempre tanti. 
Abbiamo cambiato di nuovo insegnante, Monica, che tuttora mi insegna. 
Devo dire che con lei i progressi sono stati molti e veramente visibili. 
Lei è l’insegnante che mi è più piaciuta, ti mette a tuo agio, è sempre con il sorriso stampato sul volto e le lezioni di danza con lei sono divertenti, ma, di sicuro, tanto faticose e ogni giorno impariamo sempre di più. 
Per ora seguiamo il metodo RAD: Royal Academy Of Dance. 
Vedendo che il nostro gruppo aumentava sempre più di livello abbiamo iniziato a mettere le punte e finalmente il sogno che avevo fin da quando ero piccola si era avverato. 
È vero, fanno molto male e ci vuole un alto grado di sopportazione, ma poi ne vale la pena. Il cosiddetto “collo del piede” si rinforza sempre più e diventa sempre più bello da vedere, ma non è solo una questione di piedi, ci vuole una grande forza nelle gambe, negli addominali, e una schiena fortissima, altrimenti si rischia l’infortunio. 
Alla fine di ogni anno facciamo un saggio, una dimostrazione in teatro di ciò che abbiamo imparato durante l’ anno trascorso, che dura tre sere. Di solito c’ è un tema, una storia conosciuta, come Cenerentola, Lo Schiaccianoci, Pinocchio o Il mago di Oz, ma rivisitati. Quest’ anno faremo, ad esempio, the Beauty and the beast (La bella e la bestia).

Fare questo sport, come credo altri, ha bisogno di sacrifici di ogni tipo: bisogna darsi da fare, se si vuole arrivare a livelli alti, insomma essere determinati; bisogna sapersi organizzare, con la scuola, con gli impegni quotidiani, infatti le volte che esco con i miei amici sono poche, dato che non sono sempre a casa, ma ci sono anche sacrifici che riguardano i soldi, la benzina per i viaggi, e per questo devo ringraziare i miei genitori che, anche se tornano dal lavoro e dopo mezz’ora devono ripartire per accompagnarmi ed aspettarmi, lo fanno e senza tante storie, cosa abbastanza rara, dato che oggi come oggi, con la crisi che c’è mi avrebbero potuto dire di smettere, e invece fanno continuare, sia me che mia sorella, e a me hanno permesso anche di fare un altro corso, oltre a quello di classico, cioè quello danza moderna. In fondo hanno capito che le ore che trascorro in quella sala con la mia insegnante e le mie amiche sono ore di svago, dove posso non pensare a tutti i problemi, ma dedicarmi alla danza, dove posso esprimermi e sentirmi veramente libera e spensierata e in quei momenti è come se in ogni minuto facessi piccoli progressi che, chissà, in un futuro, potrebbero servirmi, perché credo che la mia non sia solo una semplice voglia di fare sport e uscire di casa, ma probabilmente è l’inizio di una passione che forse con il tempo aumenterà sempre più. 
  



La storia della danza

La danza classica è la forma più “alta” della danza, per tradizione, e rappresenta la base per potersi approcciare a qualsiasi altro tipo di danza: ad esempio, se si vuole iniziare a fare danza moderna o contemporanea bisogna sempre avere le basi che insegna la danza classica. 
Si esprime attraverso il movimento del corpo che può essere precedentemente stabilito oppure improvvisato: la coreografia. 
La danza ha una tecnica, chiamata accademica perché è stata decisa dai maestri dell’Acadèmie Royale de Danse, fondata nel 1661 a Parigi quando al potere c’era Luigi XIV e veniva praticata nei palazzi reali, era considerata un’arte raffinata e nell’Ottocento vennero ideate molte coreografie rappresentate, poi, in teatri importanti come l’Opera di Parigi o la Scala di Milano. 
In questi anni ha cominciato a diffondersi l’uso delle punte, emblema della danza classica e mezzo apposito per rafforzare il ruolo femminile nel balletto. In questo periodo lavorò il coreografo Pierre Louis de Beauchamps che ha stabilito le sei posizioni classiche, per iniziare a dare un nome ai passi allora conosciuti, ed è per questo che i passi della danza accademica sono nominati in lingua francese. La danza, specialmente quella classica, tenta di esprimere qualcosa di profondo nei confronti del pubblico che si ha davanti, spesso attraverso movimenti delicati ed eleganti e ciò che solitamente provoca la danza classica è una forte emozione.  




I princìpi della danza

La danza classica è basata sul principio fondamentale dell'en dehors (in fuori). Utilizzando l'en dehors le gambe devono mostrare al pubblico la loro parte interna e per fare questo la coscia deve ruotare all'esterno di 90° rispetto all'asse del corpo. 
Si raggiunge più facilmente l'en dehors, che equivale alla rotazione del femore verso l'esterno, stringendo i muscoli che formano la cintura addominale, i glutei e mantenendo la colonna vertebrale eretta. 
Le gambe devono essere tese e i piedi sempre tirati e puntati mettendo in evidenza l’accentuato collo del piede che solitamente le ballerine hanno. 
La posizione del busto deve essere sempre eretta e forte e sempre allungato verso l’alto, le spalle abbassate e aperte, le costole chiuse, il petto leggermente in avanti e la testa in linea con l’asse del corpo in posizione abbastanza naturale. 
Le braccia devono essere lunghe e affusolate, dando così una sensazione di eleganza e leggerezza ed infine l’espressione rilassata e felice che una ballerina/o deve solitamente avere: se sul palcoscenico si presenta qualche problema (male, piedi che sanguinano a causa delle punte, mancanza di forze e energia…) lei deve portare a termine il suo balletto, non facendo trasparire preoccupazione o dolore.
Alcuni passi legati alla danza classica sono: il pliè, l’arabesque, la pirouette, il grand jetè, attitude, cambrè, fouettè, relevè… ecc.  




Il metodo RAD: Royal Academy of Dance

Nella danza classica ci sono vari metodi da seguire:
Il metodo Vaganova, utilizzato in Russia.
Il metodo Cecchetti, in Italia.
Il metodo Danese.
Il metodo Americano.
Il metodo RAD, in Inghilterra.

La Royal Academy of Dance ha sede a Londra e nasce nel 1920 con il nome “Association of Operatic Dancing in Great Britain”. Nel 1935 il nome viene cambiato e diventa “Royal Academy of Dancing”. 
La RAD è stata introdotta in Italia da Sara Acquarone, originaria di Torino e famosa coreografa. A proprie spese fece venire in Italia i primi esaminatori per valutare la preparazione dei suoi allievi. Lo sviluppo ed il successo che ne sono derivati, sono il premio per i suoi sforzi iniziali.
Oggi la RAD, in Italia, conta oltre 700 insegnanti iscritti all’albo ed autorizzati dalla Casa Madre a preparare e presentare allievi agli esami.
La Filiale Italiana della Royal Academy of Dance, con sede a Trento, funge da contatto fra gli insegnanti e la Casa Madre per tutte le esigenze di organizzazione esami, corsi di aggiornamento, programmi per insegnanti e stage estivi. 
Vengono organizzate due sessioni d’esami all’anno (primavera ed autunno) per tutti gli allievi candidati agli esami dei vari livelli, una media di circa 14.000 allievi all’anno




I più grandi ballerini

Ecco alcuni dei più grandi ballerini classici di tutti i tempi:

Rudolf Nureyev


La danza è tutta la mia vita. Esiste in me una predestinazione, uno spirito che non tutti hanno. Devo portare fino in fondo questo destino: intrapresa questa via non si può più tornare indietro. È la mia condanna, forse, ma anche la mia felicità. Se mi chiedessero quando smetterò di danzare, risponderei "quando finirò di vivere".

-- Rudolf Nureyev --


Carla Fracci


La danza è una carriera misteriosa, che rappresenta un mondo imprevedibile ed imprendibile. Le qualità necessarie sono tante. Non basta soltanto il talento, è necessario affiancare alla grande vocazione la tenacia, la determinazione, la disciplina, la costanza. 
-- Carla Fracci --

Roberto Bolle
Il fisico risente dello stress che subisce il corpo e anche di quello psicologico. E' naturale che il pubblico e la compagnia che aspettano l'artista ospite abbiano gli occhi puntati su di lui e si aspettino la grande performance. Bisogna stringere i denti e mascherare qualsiasi problema fisico. Non si può sbagliare. 
-- Roberto Bolle--

Polina Semionova




Agrippina Vaganova




Svetlana Zakharova  


"Voglio trasmettere agli spettatori lo stato d'animo giusto perché non sia solo movimento, con tecnica portata alla perfezione ma passi davvero attraverso di me, attraverso la mia anima"

-- Svetlana Zakharova -



di L. Stefani












A proposito del lago Andreuccio

di Saylys Ciabatta




Percorrendo la strada che da Maciano porta a Soanne, in un’oasi di serenità immersa nel verde di querce, frassini, carpini e salici è ubicato il lago di Andreuccio così chiamato perché secondo una romantica leggenda vi trovò la morte, nell’anno 1300, il pastorello Andreuccio, ucciso dai militi del principe Evaristo della cui figlia, Elisabetta, si era invaghito. La principessa lo cercò e lo chiamò invano per giorni, finchè non trovò la morte nello stesso lago.





La leggenda
“D’Andreuccio ecco la storia, che d’un conte era pastore,
troppo ardito fu il suo cuore: un pugnale lo fermò.
Ei scendeva ogni mattina, dal castello antico al piano,
il vincastro nella mano, il bel lago sotto il sol.
Ma un giorno più non vide, di quell’onde la gran culla,
vide solo una fanciulla cavalcare verso il pian!
Com’è bella egli pensava, del mio conte è la bambina,
ma ella in corte è una regina ed io un povero pastor.
Poi d’un tratto più non vide di esser solo un pastorello,
si sentì giovane e bello, si guardarono e s’amar…
Sotto l’ombre antiche e mute, quante volte piano piano,
con la mano nella mano, camminarono e sognavan …
Ma la gioia è un fiore breve, tutto muore ciò che è bello,
un bravaccio del castello, vide e al conte ne parlò!
Una sera su pel colle, sparse e solo il gregge ascese,
la fanciulla invano attese, il pastore non tornò!
Si portò in riva al lago, si fermò lungo le sponde,
e lo chiese anche alle onde dove fosse il suo amor…
Quando seppe che Andreuccio, da un sicario pugnalato,
era stato lì gettato, ebbe voglia di morir.
Fissò muta il verde gorgo, lo scomparso chiamò forte,
“Andreuccio ora la morte mi riporta accanto a te”
Nelle sere in cui la luna batte placida sul lago,
d’Andreuccio il nome vago la fanciulla dice ancor …
Andreuccio!! Andreuccio!!”




(a cura di S. Ciabatta) 



di Lucia Stefani


Una morte sospetta al lago
(da Il Resto della Storia 2012)

Soanne – Il 3 maggio scorso il pastore Andreuccio muore. Dopo aver indagato diversi giorni si scopre che il pastore una mattina si sveglia, come al solito, per andare a pascolare, ma rimane incantato da una bellissima ragazza, figlia del conte di Carpegna.
Da ciò che abbiamo potuto ricavare, pare che i due si siano innamorati, ogni giorno passeggiavano, stavano insieme e camminavano sulle rive del lago. Ma i giovani erano spiati da un cavaliere del castello, che riferì subito tutto al padre della giovane. La bella fanciulla, una sera, aspettava Andreuccio. Le ore passavano, ma lui non arrivava. Era molto preoccupata. L'ipotesi è che il pastore, vestito di stracci, dai capelli neri e gli occhi azzurri, sia stato ucciso e gettato nel lago. Infatti, nei pressi della riva, sono stati trovati un pugnale e diverse tracce di sangue. Chi ha ucciso il pastore? Alcuni, sottovoce, dicono che sia stato il conte, perché non voleva che Andreuccio sposasse sua figlia. Quando la giovane innamorata viene a conoscenza del triste evento, disperata chiede al lago dove sia il pastore e, vinta dal dolore, si getta nell'acqua, morendo. Il conte, profondamente addolorato per ciò che è successo, ha deciso di dare al lago il nome di Andreuccio. Ieri lo abbiamo raggiunto e ci ha rivelato di aver sentito la voce di sua figlia invocare il nome di Andreuccio, la sera precedente, mentre passeggiava lungo le rive del lago; afferma: - C'era la luna piena. È stato strano e anche abbastanza pauroso quello che ho sentito -. Si suppone che la storia non sia tutta qui, infatti nei prossimi giorni, le ricerche continueranno.