L’Italia
nel corso del 1500-1600 stava vivendo una crisi economica dovuta alle
pesanti tasse imposte dagli spagnoli. Come se non bastasse negli anni intorno al 1576, ci fu un altro attacco di peste e si crearono nuovi disagi. I cadaveri degli infettati erano portati via dai monatti, persone che già avevano avuto la peste ed erano scampate alla morte. L’uomo non
può non creare figure portatrici di guai e quindi ecco fare la loro comparsa gli
untori, persone accusate di ungere case e porte con sostanze infette. Anche
Manzoni nel suo libro, I Promessi Sposi, parla di un vecchio di
più di ottant’anni, che pregava nella chiesa di S. Antonio.
Arrivarono delle persone che videro quest’uomo strofinare una
panca col berretto. Lo accusarono di essere un untore, ma lui
stava solamente pulendo la panca.
Altri casi di peste occorsero nel
1630 e nel 1655 portando via con sé migliaia di persone.
LE
RIVOLTE ANTISPAGNOLE
Durante
il corso del 1600 occorsero molte rivolte antispagnole in Italia
dovute alle forti tasse e ai disagi provocati dalla Chiesa e dai
nobili locali, che si erano schierati dalla parte dei dominatori dopo
esenzioni fiscali e concessione di nuovi titoli.
Scoppiarono
numerose rivolte a Milano, Palermo, Messina. Quella di Milano ci è
raccontata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi: nel 1628, nei
giorni dell’11 e 12 novembre, scoppiò una delle più crudeli
violenze di questo genere a Milano.
Forse però la più importante è
quella di Masaniello, pescivendolo napoletano il cui vero nome è
Tommaso Aniello. Si ribellò a causa di un aumento dei prezzi della frutta fresca. Insieme con lui ci furono anche i compaesani che in un
primo momento proclamarono Masaniello ”Capitano generale del
fedelissimo popolo”. In un secondo momento invece lo uccisero a
causa del suo abuso di potere. Le rivolte
popolari di Napoli però non finirono qui, infatti, dopo numerose
rivolte il viceré di Napoli dovette accettare un governo
repubblicano.
Nel luglio del 1674, a Messina ci fu un’altra
rivolta. Giunta la notizia della rivolta a Palermo, il viceré don
Claudio La Moraldo, principe di Lisigny, partì alla volta di Messina
con un buon numero di soldati. Tale intervento non bastò, i
messinesi erano ormai decisi a rendersi definitivamente indipendenti
dalla Spagna ed a fare di Messina una sorta di Repubblica Marinara
simile a Genova e Venezia. Si decise di chiedere la protezione del Re
di Francia, Luigi XIV. Questi accettò la proposta e nel 1675
mandò a Messina il duca di Vivonne, che giunse in città nel
febbraio 1675; dopo una battaglia navale presso le Isole Eolie, che
finì con la sconfitta degli spagnoli, Vivonne entrò trionfante con
le sue galere nel porto di Messina, dove fu ricevuto con grandi
onori.
Nel corso dei secoli ci furono altre rivolte, tutte causate
dall’avidità e dalla cecità dell’uomo nel volere sempre più
potere.
di A. Canini
oo...beneee...servirà a studiare meglio
RispondiEliminagrazie!!
Ben strutturato, molto invitante da leggere..... e bravo il nostro Andrea :)
RispondiEliminaoh grazie!!! mi è servito molto per la mia relazione di storia
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