domenica 3 marzo 2013

La scomparsa

di Andrea Canini


Piano, senza fare rumore. Era quasi giunto all’uscita, non c’era nessuno, solo lui e l’oggetto. Il suo odio per quegli oggetti lo portava a fare questo. Non si sentiva in colpa, questo no, ma si faceva una domanda: era necessario quello che stava facendo? Avrebbe potuto in qualche modo farlo sentire meglio? Non lo sapeva, ma ormai c’era dentro ed era davanti all’uscita. Scacciando quei pensieri spinse la porta e scappò, con la neve nei capelli. 
La mattina dopo c’era un gran via vai tra i docenti e la direttrice, come se ci tenessero all’oscuro di qualcosa, come se fossimo idioti o troppo immaturi, per affrontare certi argomenti. Beh, forse quest’ultimo sì. Un ragazzo si fece avanti e chiese alla professoressa cosa stesse succedendo. Lei con amarezza, quasi non riuscisse a capacitarsi dell’accaduto disse :"Qualcuno ha rubato un oggetto segreto, rimasto protetto fino ad oggi e nessuno ha visto qualcuno di sospetto - fece una pausa per riuscire a mandare giù tutto quell’amaro che provava, poi riprese - nessuno con un oggetto, passerebbe di certo inosservato". Tutti eravamo come pietrificati. Poi ripensandoci, come faceva ad esserci un oggetto così importante in una scuola che faceva fatica a restare aperta??? Mi feci avanti e col timore di una brutta risposta chiesi se si potesse sapere qualcosa di più sull’oggetto rubato e quale fosse. Improvvisamente arrivò la vicepreside con aria risoluta, come se avesse qualcosa da dire. Noi immaginammo subito che si trattasse dell’oggetto misterioso; "se qualcuno di voi ha visto, scoperto, sentito dire qualcosa riguardo all’accaduto, si prega di farsi avanti o verrà considerato colpevole tanto quanto il ladro. Se invece non sapete niente veramente siete pregati di darvi da fare per scoprire chi sia il ladro. Verrete divisi in squadre per migliorare le ricerche. A ogni minima scoperta siete pregati di informare un docente o la direttrice". Ci sentimmo come se fossimo giudicati colpevoli, ma in fondo era comprensibile date le circostanze che tutti stavano passando. Venimmo divisi non in squadre, ma nelle solite classi e avremmo dovuto organizzarci da soli. Sembrava che tutti ci stessero dando fiducia. Noi eravamo divisi così:
  • dieci per classe dovevano controllare tutte le uscite possibili;
  • cinque per classe dovevano cercare di risolvere gli enigmi lasciati dal ladro;
  • altri dieci dovevano ispezionare la scuola in cerca di ulteriori indizi;
  • i rimanenti dovevano fare da portavoce tra i gruppi;
ora che le squadre erano decise, potevamo passare all’opera. 
Io dovevo risolvere gli enigmi. Iniziammo col primo che diceva: “lei va nel ferro e scivola giù, per poi ritornare, pulita, fredda”. Era il più semplice. L’acqua. Dovevamo andare nei bagni per risolvere il prossimo enigma e capire chi fosse il ladro. Nei bagni trovammo il secondo indizio e rimanemmo di stucco. Era scritto con il sangue. Per alcuni secondi rimanemmo immobili, come se le lancette del tempo si fossero fermate, come se una ventata di aria gelida ci avesse portato via l’anima e tutta la felicità fosse scomparsa. Quando ci fummo ripresi iniziammo a leggerlo, ma arrivò Lorenzo per avvisarci che la squadra che si doveva occupare dell’ispezione della scuola aveva trovato delle gocce d’acqua vicino alla sala dei computer. L’enigma diceva acqua ed era stata trovata dell’acqua. Il nostro primo pensiero fu il timore che se si presentavano cose spaventose negli enigmi potessero realizzarsi anche nella realtà. Ringraziammo e continuammo il nostro incarico. La scritta lugubre diceva: “CO2;O2;H2O;C6H12O6”. Semplice, aula di fisica e chimica. Arrivammo e, con nostro orrore, vedemmo un’espressione con formule chimiche da risolvere. Non era tanto il contenuto, ma la lunghezza. Occupava tre lavagne!!! Dopo un quarto d’ora finimmo di risolvere l’espressione e arrivò sempre Lorenzo a dirci che era stato tolto tutto l’ossigeno dall’aula di musica e che un bambino aveva rischiato di svenire. I nostri presagi erano veri. Quello che compariva negli enigmi accadeva. Dovevamo stare all’erta. Il biglietto seguente recitava: “sscuola, leezione, chimicca, bancoo, …”; tutte queste parole avevano errori grammaticali. Errori grammaticali … certo! Dovevamo prendere in considerazione le lettere sbagliate! Messe insieme usciva fuori – seconda -. L’ultima parola non aveva errori e diceva – bava -. Non mi piaceva. Andammo nella mia classe, chiudemmo la porta e sbucò fuori un pastore tedesco, con la bava alla bocca. Come avevamo fatto a non vederlo!? Comunque ora dovevamo occuparcene. Prendemmo sedie e tutto ciò che potesse aiutarci a stordirlo. Ci volle un bel po’ perché cadesse a terra esausto e oltretutto era servito l’intervento di altre persone che si erano buttate nella mischia. Noi eravamo un po’ pesti ed esausti. Quel cane doveva essere portato fuori al più presto. Ci pensò il bidello, Palmo. 

Ora scegli uno dei due finali:
Finale numero uno:
A quel punto, portato fuori il cane e placata la mia paura, vidi una scritta sulla lavagna: “bravi, se siete riusciti ad arrivare fino a questo punto siete proprio belli tosti, ma ora non pensate di dover risolvere espressioni o strampalati enigmi. Dovete cercare di disinnescare una bomba e portare fuori dal raggio d’azione di venti metri tutte le persone possibili. Una molto probabilmente morirà”. La bomba era sotto la cattedra e tutti scapparono presi dal panico. Rimasero solo Bovicelli, Tommaso e io come supporto morale, visto che nella mia vita non ho mai avuto a che fare con delle bombe, per fortuna. Mi stavo pisciando addosso dalla paura, quando si sentì : "dieci, nove, otto, sette, sei, cinque,...", il quattro non lo potei sentire perché mi svegliai per il rumore che, come al solito, faceva mia sorella. 
La storia la finirò un'altra volta!

Finale numero due:
Mentre Palmo portava fuori il cane sembrava stesse mormorando qualcosa e la sua espressione si scurì. Troppo, troppo sospetto dopo quello che era successo. Lo seguii e vidi che si dirigeva nella soffitta della scuola. Non ci ero mai entrato prima d’allora e quindi dovevo stare ancora più attento. Era piena di gingilli di ogni genere, da vecchi quaderni ormai logorati dal tempo a oggetti mai visti prima. Sentii un rumore. Mi girai e … vidi Palmo alzare una mano e poi mi svegliai. Erano le sette e mezza. Dovevo alzarmi. Avevo vissuto uno dei sogni più strani di tutta la mia vita! 


di A. Canini


9 commenti:

  1. andri...cos'è??un testo??

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  2. Si. è tratto da uno dei temi del tema in classe con il genere poliziesco.

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  3. Wow!! Andry è venuto bene!!! Mi piace di più il Secondo finale!!

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  4. Bella soprattutto l'introduzione, perchè hai usato molte riflessioni e hai espresso i sentimenti dell'autore, mi ha lasciato perplesso però, perchè hai aggiunto degli elementi fantascientifici (anche se si è trattato solo di un sogno)
    Sai molto di scrittore!

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  5. Voto x il 1' finale!!!!!!1

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  6. perchè 1???non ti è piaciuto il finale??
    a me si e scelgo il primo...ma...
    andri...lo hai sognato veramente???

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  7. no non l'ho sognato, mi è venuto così senza avere già la storia in mente. scrivevo mano a mano

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