Piano,
senza fare rumore. Era quasi giunto all’uscita, non c’era
nessuno, solo lui e l’oggetto. Il suo odio per quegli oggetti lo
portava a fare questo. Non si sentiva in colpa, questo no, ma si
faceva una domanda: era necessario quello che stava facendo? Avrebbe
potuto in qualche modo farlo sentire meglio? Non lo sapeva, ma ormai
c’era dentro ed era davanti all’uscita. Scacciando quei pensieri
spinse la porta e scappò, con la neve nei capelli.
La mattina dopo
c’era un gran via vai tra i docenti e la direttrice, come se ci
tenessero all’oscuro di qualcosa, come se fossimo idioti o troppo
immaturi, per affrontare certi argomenti. Beh, forse quest’ultimo
sì. Un ragazzo si fece avanti e chiese alla professoressa cosa
stesse succedendo. Lei con amarezza, quasi non riuscisse a
capacitarsi dell’accaduto disse :"Qualcuno ha rubato un
oggetto segreto, rimasto protetto fino ad oggi e nessuno ha visto
qualcuno di sospetto - fece una pausa per riuscire a mandare giù
tutto quell’amaro che provava, poi riprese - nessuno con un oggetto,
passerebbe di certo inosservato". Tutti eravamo come
pietrificati. Poi ripensandoci, come faceva ad esserci un oggetto
così importante in una scuola che faceva fatica a restare aperta??? Mi feci avanti e col timore di una brutta risposta chiesi se si
potesse sapere qualcosa di più sull’oggetto rubato e quale fosse.
Improvvisamente arrivò la vicepreside con aria risoluta, come se
avesse qualcosa da dire. Noi immaginammo subito che si trattasse
dell’oggetto misterioso; "se qualcuno di voi ha visto, scoperto, sentito dire qualcosa riguardo all’accaduto, si prega di
farsi avanti o verrà considerato colpevole tanto quanto il ladro. Se
invece non sapete niente veramente siete pregati di darvi da fare per
scoprire chi sia il ladro. Verrete divisi in squadre per migliorare
le ricerche. A ogni minima scoperta siete pregati di informare un
docente o la direttrice". Ci sentimmo come se fossimo
giudicati colpevoli, ma in fondo era comprensibile date le
circostanze che tutti stavano passando. Venimmo divisi non in
squadre, ma nelle solite classi e avremmo dovuto organizzarci da
soli. Sembrava che tutti ci stessero dando fiducia. Noi eravamo
divisi così:
- dieci per classe dovevano controllare tutte le uscite possibili;
- cinque per classe dovevano cercare di risolvere gli enigmi lasciati dal ladro;
- altri dieci dovevano ispezionare la scuola in cerca di ulteriori indizi;
- i rimanenti dovevano fare da portavoce tra i gruppi;
ora
che le squadre erano decise, potevamo passare all’opera.
Io dovevo
risolvere gli enigmi. Iniziammo col primo che diceva: “lei va nel
ferro e scivola giù, per poi ritornare, pulita, fredda”. Era il
più semplice. L’acqua. Dovevamo andare nei bagni per risolvere il
prossimo enigma e capire chi fosse il ladro. Nei bagni trovammo il
secondo indizio e rimanemmo di stucco. Era scritto con il sangue. Per
alcuni secondi rimanemmo immobili, come se le lancette del tempo si
fossero fermate, come se una ventata di aria gelida ci avesse portato
via l’anima e tutta la felicità fosse scomparsa. Quando ci fummo
ripresi iniziammo a leggerlo, ma arrivò Lorenzo per avvisarci che la
squadra che si doveva occupare dell’ispezione della scuola aveva
trovato delle gocce d’acqua vicino alla sala dei computer. L’enigma
diceva acqua ed era stata trovata dell’acqua. Il nostro primo
pensiero fu il timore che se si presentavano cose spaventose negli
enigmi potessero realizzarsi anche nella realtà. Ringraziammo e
continuammo il nostro incarico. La scritta lugubre diceva:
“CO2;O2;H2O;C6H12O6”. Semplice, aula di fisica e chimica.
Arrivammo e, con nostro orrore, vedemmo un’espressione con formule
chimiche da risolvere. Non era tanto il contenuto, ma la lunghezza.
Occupava tre lavagne!!! Dopo un quarto d’ora finimmo di risolvere
l’espressione e arrivò sempre Lorenzo a dirci che era stato tolto
tutto l’ossigeno dall’aula di musica e che un bambino aveva
rischiato di svenire. I nostri presagi erano veri. Quello che
compariva negli enigmi accadeva. Dovevamo stare all’erta. Il
biglietto seguente recitava: “sscuola, leezione, chimicca, bancoo,
…”; tutte queste parole avevano errori grammaticali. Errori
grammaticali … certo! Dovevamo prendere in considerazione le
lettere sbagliate! Messe insieme usciva fuori – seconda -. L’ultima
parola non aveva errori e diceva – bava -. Non mi piaceva. Andammo
nella mia classe, chiudemmo la porta e sbucò fuori un pastore
tedesco, con la bava alla bocca. Come avevamo fatto a non vederlo!?
Comunque ora dovevamo occuparcene. Prendemmo sedie e tutto ciò che
potesse aiutarci a stordirlo. Ci volle un bel po’ perché cadesse a
terra esausto e oltretutto era servito l’intervento di altre
persone che si erano buttate nella mischia. Noi eravamo un po’
pesti ed esausti. Quel cane doveva essere portato fuori al più
presto. Ci pensò il bidello, Palmo.
Ora scegli uno dei due finali:
Finale
numero uno:
A
quel punto, portato fuori il cane e placata la mia paura, vidi una scritta sulla lavagna: “bravi, se siete riusciti
ad arrivare fino a questo punto siete proprio belli tosti, ma ora non
pensate di dover risolvere espressioni o strampalati enigmi. Dovete
cercare di disinnescare una bomba e portare fuori dal raggio d’azione
di venti metri tutte le persone possibili. Una molto probabilmente
morirà”. La bomba era sotto la cattedra e tutti scapparono presi dal panico. Rimasero solo Bovicelli, Tommaso e io come supporto morale, visto che nella mia vita non ho mai avuto a che fare con delle bombe,
per fortuna. Mi stavo pisciando addosso dalla paura, quando si sentì
: "dieci, nove, otto, sette, sei, cinque,...", il quattro
non lo potei sentire perché mi svegliai per il rumore che, come al solito, faceva mia
sorella.
La storia la finirò un'altra volta!
Mentre
Palmo portava fuori il cane sembrava stesse mormorando qualcosa e la
sua espressione si scurì. Troppo, troppo sospetto dopo quello che
era successo. Lo seguii e vidi che si dirigeva nella soffitta della
scuola. Non ci ero mai entrato prima d’allora e quindi dovevo stare
ancora più attento. Era piena di gingilli di ogni genere, da vecchi
quaderni ormai logorati dal tempo a oggetti mai visti prima. Sentii un
rumore. Mi girai e … vidi Palmo alzare una mano e poi mi svegliai.
Erano le sette e mezza. Dovevo alzarmi. Avevo vissuto uno dei sogni più
strani di tutta la mia vita!
di A. Canini
andri...cos'è??un testo??
RispondiEliminaSi. è tratto da uno dei temi del tema in classe con il genere poliziesco.
RispondiEliminaMolto Bello!!!
RispondiEliminaWow!! Andry è venuto bene!!! Mi piace di più il Secondo finale!!
RispondiEliminaBella soprattutto l'introduzione, perchè hai usato molte riflessioni e hai espresso i sentimenti dell'autore, mi ha lasciato perplesso però, perchè hai aggiunto degli elementi fantascientifici (anche se si è trattato solo di un sogno)
RispondiEliminaSai molto di scrittore!
Voto x il 1' finale!!!!!!1
RispondiEliminaperchè 1???non ti è piaciuto il finale??
RispondiEliminaa me si e scelgo il primo...ma...
andri...lo hai sognato veramente???
1 perchè voto x il primo finale no?
Eliminano non l'ho sognato, mi è venuto così senza avere già la storia in mente. scrivevo mano a mano
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